Il Bimbo arrabbiato: 6 consigli per la sopravvivenza dei genitori

Ogni genitore dice “A me non capiterà mai!” E puntualmente ogni genitore, prima o poi, si trova di fronte al proprio figlio che urla e sbraita in preda alla rabbia.

All’improvviso, senza una ragione apparente, quel beato angioletto che la mamma ha custodito per nove mesi nel pancione e che una volta nato faceva quei sorrisetti tanto buffi, inizia ad urlare, sbattere i piedi, piangere e scalpitare.

Molto spesso i genitori rimangono spiazzati da questi comportamenti che, tuttavia, non devono spaventare poiché rappresentano un segnale di crescita comune ad ogni bambino. Scopriamo insieme come gestirli in questa breve guida.

La rabbia
Partiamo col sottolineare che la rabbia è un’emozione comune ad ogni essere umano.
Ci arrabbiamo ogni giorno per un’infinità di cose ed i bambini non sono immuni da quest’emozione.
 Nel bambino nello specifico, il manifestarsi dei primi segnali di frustrazione e rabbia è indice di una fase di sviluppo molto importante in cui il piccolo inizia a comprendere di essere un individuo a sè stante e di avere dei bisogni e dei desideri che tenta di soddisfare.
Nelle fasi di sviluppo successive, sebbene la rabbia possa assumere sfumature e connotati diversi, essa continua a svolgere la stessa funzione di accrescimento dell’indipendeza e dell’autonomia.  A tal proposito, basti pensare al periodo adolescenziale in cui i ragazzi, nella danza tra il bisogno di protezione e quello di indipendenza, sembrano eternamente arrabbiati a priori.

Perché il bambino improvvisamente inizia a provare rabbia?

 
Le reazioni che all’adulto sembrano così esagerate sono, in realtà, del tutto comprensibili se ci mettiamo per un attimo nei panni di un piccolo essere umano con dei bisogni, dei desideri, dei fastidi e delle frustrazioni che ancora non riesce a comunicare o soddisfare autonomamente.
 
Pensiamo ad una situazione piuttosto comune: stiamo uscendo di casa di corsa per andare ad un appuntamento e ci accorgiamo che le chiavi dell’auto non sono nel loro solito posto.
Iniziamo ad essere un po’ nervosi e sentiamo una lieve frustrazione poi, però, ci mettiamo a cercarle e, una volta trovate, l’inquietudine cala.
Immaginiamo però, per un attimo, che, una volta accorti che non abbiamo le chiavi, noi non sapessimo cosa fare per ritrovarle.
Rimarremmo lì sulla porta vedendo il tempo scorrere, sapendo che arriveremo in ritardo.
L’iniziale frustrazione crescerebbe nel tempo fin quando, con molta probabilità, ci arrabbieremmo tantissimo.
Ecco, questo è ciò che succede ad un bambino quando si arrabbia: vorrebbe qualcosa ma non sa ancora cosa fare per ottenerlo, la sua frustrazione sale fin quando non sopraggiunge la rabbia, attraverso cui, finalmente, può sfogare la carica accumulata.
 
In base a quanto fino ad ora detto, due sono le considerazioni fondamentali da fare.
La prima è che i bambini non si arrabbiano senza un motivo.
Siamo noi che spesso non siamo in grado di capire quali siano le ragioni che li portano a questo stato, ma una ragione c’è sempre.
La seconda cosa fondamentale è che lo scatto d’ira del bambino ha una funzione ben precisa che consiste nel permettergli di sfogare la frustrazione accumulata.
 

Come comportarsi dunque quando nostro figlio si arrabbia?

 

1)   Accettare 

La prima e fondamentale cosa da fare, prima di intervenire “sul” bambino, è quella di lavorare su noi stessi: è indispensabile che riusciamo ad accettare la rabbia di nostro figlio come un fenomeno del tutto naturale e indice del fatto che sta crescendo.

Anche se inizialmente si può rimanere un po’ spiazzati, è importante non perdere la calma e non interpretare la rabbia come un affronto verso l’adulto. Il nostro bambino non sta sfidando nessuno, sta semplicemente imparando a crescere.

2) Non urlare e non cercare di costringere il bimbo a “smettere”

Questi comportamenti non fanno altro che aumentare la frustrazione di nostro figlio, prolungando così la sua rabbia. 
 

3)   Concedere tempo e spazio

Se il bimbo richiede il nostro conforto possiamo provare ad abbracciarlo o prenderlo in braccio, altrimenti lasciamo che lo scatto d’ira passi da solo.
Rimaniamogli vicino ma lasciamogli il suo spazio.
Molto spesso i tentativi di fornire conforto suscitano l’effetto opposto: Il bambino sta sfogando la sua carica, costringerlo in un abbraccio può, ancora una volta, aumentare la sua frustrazione.
 

4) Mai etichettate il bambino per il suo comportamento.

Questa è una regola d’oro che vale in ogni occasione: lodiamo o critichiamo il comportamento di nostro figlio, mai la sua persona.
Dire ad un bambino che sta sfogando la sua rabbia “sei un bimbo cattivo” è un grave errore sotto molto punti di vista poiché lo etichetta in una categoria, totalizza la sua persona in un unico termine.
Non esistono bambini buoni e bambini cattivi, esistono comportamenti giusti e comportamenti sbagliati ed ogni bimbo ha un proprio repertorio di tali comportamenti.
Possiamo sottolineare al bambino che il suo comportamento non ci piace, ma non abbiamo il diritto di dare giudizi sulla sua persona.
 

5)   Validare l’emozione e correggere il comportamento

È di fondamentale importanza, soprattutto con i bambini un pochino più grandi, non far mai intendere al bambino che provare rabbia sia sbagliato.
Vostro figlio, come ogni essere umano, ha tutto il diritto di arrabbiarsi poiché tale emozione è presente nel repertorio di tutti noi e, se esiste da millenni ed ancora non si è estinta, significa che ha un importante valore adattivo.
 

6)   Dare un’alternativa

Nel caso in cui il bambino metta in atto comportamenti auto o etero aggressivi o distruttivi, ciò che possiamo rimandargli è che comprendiamo la sua rabbia ma non accettiamo il suo comportamento.
In seguito, se possibile, possiamo fornirgli un’alternativa attraverso cui sfogare la sua carica emotiva in modo più funzionale e costruttivo.
 

Per concludere dunque ricordiamo che gli scatti di rabbia sono una fase fisiologica nella crescita di ogni bambino.

Per quanto possano provocare allarme nei genitori che vi assistono, nella stragrande maggioranza dei casi non sono affatto un problema, tutt’altro: Rappresentano un prezioso indice del fatto che nostro figlio sta crescendo e cerca un modo per affermarsi nel mondo.

DOTT.SSA MARTA J. DRABIK
PSICOLOGO A LUCCA, PISTOIA E MONTECATINI