Disturbo ossessivo compulsivo sull’orientamento sessuale (SO-OCD)

Marta J. Venturini Drabik – Psicologa Psicoterapeuta

Il Disturbo ossessivo compulsivo sull’orientamento sessuale, conosciuto anche con l’acronimo SO-OCD (Sexual Orientation-Obsessive Compulsive Disorder) è una forma di disturbo ossessivo-compulsivo caratterizzata da dubbi intrusivi sull’orientamento sessuale.
Chi ne soffre teme di scoprire di avere un orientamento diverso da quello percepito: ad esempio, una persona eterosessuale può temere di essere gay o lesbica, mentre una persona omosessuale può temere di essere eterosessuale.

Questi dubbi non riflettono un reale cambiamento di orientamento, ma una paura ossessiva di non conoscersi più, di non potersi fidare della propria esperienza interna.
Il pensiero intrusivo è vissuto come estraneo e indesiderato, ma genera ansia intensa e un bisogno costante di certezza e rassicurazione.


I contenuti ossessivi più frequenti nel SO-OCD

Nel SO-OCD le intrusioni assumono forme diverse ma condividono la stessa paura di scoprire di essere diversi da come ci si conosce.
Esempi di pensieri ossessivi:

  • «E se in realtà fossi gay/eterosessuale/bisessuale e non lo sapessi?»
  • «Perché ho notato quella persona? Significa che mi attrae?»
  • «Se ho provato una reazione fisica, vuol dire che sto scoprendo il mio vero orientamento?»
  • «E se stessi reprimendo chi sono davvero?»

A questi pensieri si accompagnano dubbi del tipo:

“E se mi stessi autoingannando?”
“E se quello che provo fosse una menzogna?”

Il tratto comune è la sensazione di non potersi più fidare di sé, come se la propria identità fosse improvvisamente incerta o fragile.


Compulsioni e strategie di controllo

Per ridurre l’ansia, la persona mette in atto rituali mentali o comportamentali, come:

  • verifiche corporee (monitorare l’eccitazione o l’assenza di eccitazione davanti a immagini o persone);
  • analisi mentale di ricordi, sogni o esperienze passate;
  • confronti con altri (“le persone del mio orientamento reagirebbero così?”);
  • ricerca online di testimonianze o “test sull’orientamento”;
  • evitamento di stimoli o contesti che potrebbero riattivare il dubbio.

Come in tutte le forme di DOC, questi comportamenti offrono sollievo temporaneo ma rinforzano l’incertezza, alimentando il circolo ossessivo.


Le vulnerabilità alla base del SO-OCD

La pratica clinica insegna che la vulnerabilità più frequente nel SO-OCD non è di natura morale.
Le persone che ne soffrono non presentano disapprovazione verso l’omosessualità o verso altri orientamenti: non temono di “essere sbagliate”, ma di non riconoscersi più.

Il nucleo del disturbo è il timore identitario: la paura che qualcosa nella propria esperienza di sé possa cambiare, che la propria immagine interiore perda coerenza.
Il pensiero intrusivo non mette in discussione un valore morale, ma la continuità personale — quel senso stabile di sapere chi si è e cosa si prova.

Questa incertezza genera un bisogno intenso di verifica e controllo.
Ogni sensazione ambigua, ricordo o reazione corporea diventa un possibile indizio da analizzare; più la persona cerca conferme, più aumenta la distanza dalla propria esperienza naturale.

In molti casi, il vissuto soggettivo è quello di una perdita di familiarità con sé stessi, più che di un conflitto morale o valoriale.
Il problema non è l’orientamento in sé, ma l’impossibilità di sentirsi certi della propria identità.


Psicoterapia cognitivo comportamentale del SO-OCD

Il trattamento del SO-OCD si basa sui principi della terapia cognitivo-comportamentale per il DOC, che si è dimostrata efficace nel ridurre l’impatto dei pensieri ossessivi e dei comportamenti di controllo.

Un elemento centrale è l’esposizione con prevenzione della risposta (ERP), che aiuta la persona a interrompere i rituali di verifica e a esporsi gradualmente ai propri dubbi senza ricorrere a rassicurazioni.
Attraverso l’esposizione, la persona impara a tollerare l’incertezza e a ridurre la paura associata ai pensieri intrusivi.

Parallelamente, la ristrutturazione cognitiva consente di individuare e modificare le credenze disfunzionali che mantengono il disturbo — come l’idea che ogni pensiero debba avere un significato profondo o che l’identità debba essere sempre chiara e definita.

Nel percorso terapeutico si lavora infine sulle vulnerabilità personali che predispongono a questo tipo di ossessioni, in particolare sulla tendenza al controllo, al perfezionismo e al bisogno di coerenza assoluta rispetto alla propria immagine di sé.


Quando chiedere aiuto

Può essere utile rivolgersi a uno psicoterapeuta quando il dubbio sull’orientamento occupa gran parte della giornata, genera ansia o vergogna, porta all’evitamento e mina la fiducia in sé.
La terapia consente di riconoscere la natura ossessiva del problema e di recuperare un rapporto più stabile e sereno con la propria identità.


Approfondisci

Mi occupo da anni di disturbi ossessivi con contenuti identitari e relazionali, tra cui il SO-OCD e il R-OCD, in ambito clinico, formativo e di ricerca presso l’Istituto Ipsico di Firenze ed il Centro clinico Logos di Montecatini Terme
Per comprendere meglio i diversi tipi di disturbo ossessivo-compulsivo puoi consultare la sezione dedicata ai sottotipi di DOC, per un panoramica sul trattamento de disturbo ossessivo compulsivo puoi visitare la pagina relativa al trattamento del DOC

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